Il triangolo nella terapia familiare

E’ come un mantra che ricorre in molti documenti reperibili su Internet: “la PAS è una malattia inventata dal discusso psichiatra americano Richard Gardner”.

Si tratta di una affermazione che viene ripetuta con la monotonia degli slogan. E’ chiaramente finalizzata a impedire ai giudici di assegnare consulenze tecniche (CTU) per l’accertamento dell’esistenza della manipolazione di un minore. E questa preclusione viene giustificata con infantile pedanteria con l’affermazione “la PAS non è una malattia e quindi non esiste”. Un’affermazione riproposta perfino in TV nei talk show di Barbara D’Urso.

Ma è proprio vero che il dibattito scientifico sul fenomeno della manipolazione dei figli da parte dei genitori nasce e si sviluppa a causa del lavoro di Richard Gardner?

Non è vero, visto che esiste un filone di studi ben attestato dalla scienza psicologica e psichiatrica che già descriveva e spiegava questo fenomeno fin dal 1960. Si tratta della scuola della “Family Therapy” che ha tra i suoi esponenti principali Salvador Minuchin (nella foto), Nathan AckermanJay HaleyMurray BowenDon Jackson, per citate solo i nomi più conosciuti. In Italia l’esponente principale della scuola di Terapia Familiare è Maurizio Andolfi. Recentemente un altro noto psichiatra americano, Craig Childress, ha sostenuto l’inutilità di una teoria ad hoc per l’alienazione genitoriale che secondo lui va trattata con le metodologie della scuola della Terapia Familiare. Stesso approccio è seguito dalla terapeuta Linda Gottlieb allieva di Salvador Minuchin a New York e autrice di un libro sull’alienazione genitoriale [1].

Ecco un passo del libro dello pschiatra spagnolo Juan L. Linares che presenta sinteticamente gli esiti della scuola della Family Therapy:

« Perdere il controllo del ruolo genitoriale nel fragore del combattimento coniugale: potrebbe essere questa una colorita forma per definire congiuntamente queste situazioni relazionali disfunzionali quali le triangolazioni.

[…]

Agli inizi della terapia familiare Weakland (1960) esplicitò a proposito del “doppio legame”, ciò che Bateson non aveva segnalato: che i due messaggi che costituiscono il paradosso indicano l’esistenza di quello che chiamò three party interaction (interazione a tre bande). Anche Bowen (1976) parlò di triangoli come configurazioni emozionali a tre persone: la diade che in periodi di calma mantiene escluso il terzo lo include come alleato nei momenti di crisi, disattivandolo e paralizzandolo.

Tuttavia i grandi apporti pioneristici rispetto alle triangolazioni li dobbiamo a Haley e Minuchin. Haley (1967) coniò il termine “triangolo perverso” applicando a coalizioni negate di due persone appartenenti a generazioni differenti contro una terza. Dal canto suo Minuchin (1974) chiamò “triade rigida” una configurazione relazionale nella quale i figli sono utilizzati sistematicamente per risolvere, evitare o spostare i conflitti tra i genitori.[1]

(Juan Luis Linares, MD, PhD. Professor Titular of Psychiatry at the Universitat Autònoma de Barcelona) »

Una reazione ideologica

E per quale motivo tutti questi rispettabili uomini di scienza che si sono occupati dei problemi familiari non hanno subito la stessa campagna diffamatoria che ha subito Gardner e altri studiosi dell’alienazione genitoriale?

La risposta probabilmente è questa: la scuola della Terapia Familiare non ha incrociato la sua strada con la problematica delle false accuse di abuso, come invece ha fatto Gardner che prima di occuparsi di alienazione genitoriale si era a lungo occupato di abusi sui minori e delle tecniche per distinguere le vere dalle false accuse. In un suo articolo lo psichiatra franco-canadese Hubert Van Gijseghem descrive molto bene il clima isterico di caccia alle streghe attorno al tema delle false accuse di abusi:

« Prima o poi quasi tutti i ricercatori che si sono occupati delle false accuse di abusi sessuali sono stati accusati di essere professionisti pro-pedofili. L’argomento era che se si accetta l’ipotesi di suggestionabilità, si forniscono agli avvocati della difesa munizioni insperate per ottenere l’assoluzione del loro cliente che ha commesso abusi. Così coloro che abusano potranno continuare impunemente le loro attività perverse e fare altre vittime. Inoltre, questi professionisti scettici che promuovono il concetto di false accuse contribuiscono a torturare i bambini dicendo che non si deve credere loro.

[…]

Anche se questi risultati sono ormai ben noti e ampiamente documentati, la reazione contro i promotori del concetto di false accuse non sono più diminuite. Sono quasi sempre reazioni di natura ideologica e, quindi, assai emotive ed aspre. Trasmettono tra l’altro l’idea che una rete mondiale di scienziati e professionisti associati a una lobby pro-pedofili abbia messo nelle mani degli avvocati della difesa l’insidioso argomento delle falso accuse, a cui si deve aggiungere l’altro concetto ancora più deleterio di alienazione genitoriale. Per questi critici, i ricercatori e i professionisti che in effetti non fanno altro che fare uso di una certa dose di prudenza, avrebbero lo scopo invece di proteggere i padri abusanti (Johnston, 2003; Wood, 1994)![2] »

E’ superfluo aggiungere che anche Hubert Van Gijseghem è finito nel mirino delle sedicenti associazioni per la difesa dell’infanzia e accusato di essere parte di una rete segreta con finalità inconfessabili. Ciò per il solo fatto di essersi occupato a livello scientifico della tematica della suggestionabilità dei minori da parte degli adulti e delle condizioni a cui la testimonianza di un bambino può avere validità in un procedimento giudiziario.

Note:

  1.  Juan L. Linares, Intorno all’abuso. Il maltrattamento familiare tra terapia e controllo, Armando Editore, 2007
  2.  Van Gijseghem, H. (2010), L’irréductible résistance au concept de l’aliénation parentale, Revue de psychoéducation, 39(1), 85-99. Online

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