La maggior parte dei contributi degli studiosi riguardano la fase di riconoscimento e descrizione del fenomeno. Vi sono comunque ricercatori che hanno testato metodi di trattamento dei minori finalizzati a rendere possibile l’avvio di una normale relazione tra il minore e il genitore rifiutato anche nei casi di alienazione grave.
Per i casi gravi già Gardner riteneva che l’unica soluzione fosse l’inversione dell’affido. Questa conclusione è stata confermata da un importante studio di follow up pubblicato da Rand e Kopetski nel 2005 dove si mostra come la terapia tradizionale sui minori alienati è addirittura controproducente, mentre l’inversione dell’affido risolve quasi sempre il problema[1]. Tuttavia poiché può essere difficile convincere il minore ad andare a vivere con il genitore che rifiuta può essere necessario la collocazione del minore in un luogo neutro. Per evitare di traumatizzare il minore sono stati elaborati programmi che cercano di fargli cambiare atteggiamento nel corso di una vacanza di alcuni giorni da trascorrere con uno o entrambi i genitori.
Metodo Warshak: Family Bridges
Un metodo è il programma Family Bridges elaborato da Warshak et al.[2] Si tratta di un programma di formazione che utilizza gli strumenti delle scienze sociali per aiutare bambini e adolescenti gravemente alienati a dare corso alle decisioni del tribunale che li colloca presso il genitore rifiutato. In sostanza è un periodo della durata di circa 3 o 4 giorni che il minore deve passare insieme con il genitore rifiutato in un villaggio vacanze o altra struttura attrezzata in modo adatto. Nel corso della vacanza il minore e il genitore partecipano insieme a varie iniziative formative in cui vengono presentati alcuni semplici concetti di psicologia applicata. Nella prima fase si affrontano i temi delle relazioni genitori-figlio, dell’effetto della pressione sociale del gruppo e i paradossi della percezione. Vengono presentati anche dei video che illustrano gli stessi concetti con apposite scenette. Altre fasi del programma prevedono di affrontare direttamente la tematica del divorzio e della risoluzione dei conflitti. Secondo i ricercatori, l’efficacia del corso è stata verificata in 22 su 23 minori, che avevano riattivato una positiva relazione con il genitore rifiutato. Il programma è stato applicato anche a casi di minori vittime di sottrazione internazionale cioé a minori portati illegalmente all’estero da un genitore e poi restituiti dopo molto tempo all’altro genitore.
Traduzione italiana di Family Bridges
L’articolo di Richard Warshak che descrive il programma è stato tradotto in italiano dalla rivista Separazione e divorzio ed è disponibile on line a questo indirizzo.
Metodo Sullivan, Ward e Deutsch: Overcoming Barriers Family Camp
Un metodo simile a quello di Warshak è stato elaborato in modo indipendente da Sullivan, Ward e Deutsch.[3]
Il programma Overcoming Barriers è basato sulla formula della vacanza e la principale differenza rispetto al programma Family Bridges è che prevede la partecipazione di ambedue i genitori assieme al minore.
Questo implica che il programma si può applicare solo ai casi in cui il genitore favorito collabora e quindi in genere l’alienazione del minore è di grado lieve o medio.
Metodo Chidlress
Craig Childress, uno psicologo che opera a Pasadena in California, ha elaborato un metodo di trattamento dell’alienazione genitoriale basato su una teoria che non classifica l’alienazione genitoriale come disturbo psicologico autonomo.[4] Childress propone di inquadrare il fenomeno in alcune figure già comprese nel manuale diagnostico DSM come patologia psichiatrica del genitore alienante che viene trasmessa al minore alienato. Childress ritiene che la causa prima del problema vada cercata in una relazione patologica instaurata nell’infanzia dal genitore alienante con uno dei suoi genitori. Il rimedio proposto da Childress viene definito Strategic-Beahvioural-System Intervention e mira a modificare il significato del comportamento del minore per permettergli di sviluppare una positiva relazione con il genitore rifiutato senza “tradire” l’alleanza e il senso di lealtà con il genitore alienante. La chiave è la ridefinizione degli assetti di potere della situazione (interpretata nello schema concettuale del Family System). La ridefinizione consiste nel subordinare l’ampiezza dei tempi che il minore potrà trascorrere con il genitore alienante alla sua disponibilità ad assumere atteggiamenti migliori nei confronti del genitore rifiutato. In questo modo il minore si sentirà “scusato” per il suo “tradimento” dell’alleanza con il genitore favorito, perché il suo comportamento con il genitore rifiutato sarà ridefinito come passaggio obbligato opportunistico per ricongiungersi con il genitore favorito.
Metodo Stephens
Edward M. Stephens ha messo a punto un trattamento per i minori vittime di alienazione genitoriale di grado grave che viene effettuato presso il Rye Hospital, una struttura accreditata presso lo Stato d New York.[5] Dopo che una accurata diagnosi ha accertato la vera natura dei problemi del minore, lo staff del centro prende in carico il caso che viene trattato concentrandosi soprattutto sui sentimenti del minore nei confronti del genitore rifiutato e nei confronti del genitore alienante. Il minore viene educato ad una sana esperienza di attaccamento per superare la distorsione indotta dall’alienazione. Quando possibile vengono effettuate sessioni di gruppo con altri minori alienati. Il trattamento viene progettato su misura in modo da adattarsi ai singoli casi, che vengono seguiti anche dopo il rientro del minore presso la famiglia.
Note:
- ↑ Deirdre & Randy Rand & Leona Kopetski, The Spectrum of Parental Alienation Syndrome, Part III: The Kopetski Follow Up Study, 23 Am. J.Forensic Psychology 15 (2005)
- ↑ Warshak, R.A. (2010). “Family Bridges: Using insights from social science to reconnect parents and alienated children”. Family Court Review, 48(1): 48–80, online.
- ↑ Sullivan, M.J.; Ward, P.A.; Deutsch, R.M. (2010). “Overcoming Barriers Family Camp: A program for high-conflict divorced families where a child is resisting contact with a parent”. Family Court Review, 48: 115–134, online.
- ↑ Cf. il sito personale del dr. Childress.
- ↑ Cf. il sito.