Mobbing Genitoriale

Il 21 giugno 2012 il blog del Manifesto ha pubblicato un articolo di Luisa Betti[1] che ha ripreso il discorso sulle critiche all’alienazione genitoriale citando la personale interpretazione del fenomeno data da Elvira Reale[2] Secondo la Reale l’alienazione genitoriale non esiste mentre le donne (solo le donne) sono vittime del mobbing genitoriale:

«Siamo legittimate più degli uomini, a parlare di mobbing genitoriale o familiare – ma non certo della sindrome della PAS che è una vera invenzione non riconosciuta scientificamente – perché lo strumento principale su cui si fonda il mobbing, come d’altra parte quello lavorativo, è il detenere una posizione di potere con maggior potere economico, posizione che ancora oggi in questo contesto sociale è detenuta più dagli uomini, che non dalle donne.»

Il mobbing genitoriale avrebbe gli stessi effetti dell’alienazione genitoriale, cioè estrometerebbe uno dei genitori (quasi sempre la madre) dal contatto con i figli facendo leva sulle differenze di potere economico presenti nella società che vedono gli uomini godere di redditi più alti di quelli delle donne.

Alle teorie della dottoressa Reale ha risposto il dottor Gaetano Giordano, che è l’autore che per primo ha usato il termine mobbing genitoriale in alcune pubblicazioni.[3] Giordano replica che il mobbing genitoriale è un fenomeno che non dipende particolarmente dal potere economico, ma piuttosto dalla possibilità del contatto quotidiano con i figli. Inoltre descrivere i fenomeni di strumentalizzazione dei figli in termini di mobbing genitoriale, non implica la negazione dell’esistenza dell’alienazione genitoriale che è solo un caso estremo di mobbing genitoriale.

«Per “mobbing genitoriale” si intende la volontà di uno dei due genitori di estromettere l’altro dall’esercizio della sua genitorialità rispetto al minore. Ciò avviene attraverso la possibilità di impedire i rapporti del figlio con l’altro genitore, attraverso la possibilità di delegittimarlo con il minore e all’interno della rete sociale in cui si estrinseca la genitorialità da estromettere (scuola, amici, parenti, aule di giustizia), attraverso la possibilità di limitare o impedire in via giudiziaria, e nel caso con false accuse, l’altro genitore. Un altro dei meccanismi utilizzati è il convincimento diretto o indiretto del minore circa la negatività dell’altro genitore. Ciò, portato alle estreme conseguenze, integra il fenomeno descritto da alcuni autori come “Sindrome di Alienazione Genitoriale”. (…) Questo non significa che il genitore più forte economicamente non abbia la possibilità di utilizzare il denaro a fini mobbizzanti: in genere, però, ciò non dà luogo a grandi risultati, perché lo strumento realmente -e tristemente- vincente a fini mobbizzanti è, come detto prima, il contatto e la coabitazione quotidiana, che danno maggiori possibilità di orientare il comportamento del minore, di limitare i contatti dell’altro con il minore e la sua potestà decisionale in merito alle scelte del bambino.»

Al di là del merito della polemica (comunque indicativa del clima in cui va letta complessivamente la controversia sulla PAS) vale la pena notare come siamo di fronte ad una critica all’alienazione parentale che si risolve in una reinterpretazione del fenomeno “orientata dal genere”. Come nel caso delle teorie di Anne Morris e Joyanna Silberg (vedi anche la voce Critiche alla PAS orientate dal genere ) siamo di fronte a teorie che cercano di rendere “politicamente corretto” applicare la teoria dell’alienazione genitoriale alle madri che perdono il contatto con i figli a causa di un padre manipolatore. In altri termini, non volendo ammettere che possa esistere qualcosa con il nome di alienazione genitoriale, applicabile sia a padri che a madri, si preferisce cambiare etichetta e ribattezzare lo stesso fenomeno con un altro nome in modo che la denominazione sia applicabile solo alle madri.

Tutto questo darsi da fare a creare nuove etichette rafforza l’idea che l’alienazione genitoriale (alias mobbing genitoriale, alias alienazione materna, alias violenza domestica by proxy) sia un fenomeno assai diffuso. E che ormai colpisca in misura significativa anche le donne. Una buona ragione per darsi da fare per cercare i rimedi, invece che perdere tempo a discutere su come etichettarlo.


  1.  http://blog.ilmanifesto.it/antiviolenza/2012/06/19/pas-no-mobbing-genitoriale/
  2.  Elvira Reale è direttrice del Centro Clinico sul maltrattamento delle donne presso la U.O. di Psicologia Clinica (ASL Na 1) e responsabile del Centro ascolto antiviolenza del Pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Napoli
  3.  GAETANO GIORDANO – Direttore Centro Studi Separazioni e Affido Minori Contributi sul Mobbing Genitoriale (2004):
    1. http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano.htm ,
    2. http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano1.htm