Il caso Lohstroh

I fatti: un bambino uccide il padre. Alienazione parentale o legittima difesa?

Il 27 agosto del 2004 un bambino di dieci anni ha sparato al padre seduto al posto di guida dell’automobile con cui lo stava per portare a casa sua per il periodo previsto dagli accordi sull’affido[1]. La vittima si chiamava Rick Lohstroh (vedi foto) ed era un medico del pronto soccorso della clinica dell’Università del Texas a Galveston. Il caso ha suscitato un grande interesse mediatico negli USA ed è stato citato come un esempio eclatante di alienazione parentale[2]. D’altro canto alcuni critici dell’alienazione parentale non hanno esitato a controbattere che la vera causa dell’omicidio sarebbe a loro dire la mancata protezione data al bambino. La madre infatti aveva accusato il padre di abusi e il bambino confermava le accuse della madre.

La prima sentenza

Il 29 settembre 2006, due anni dopo il fatto, una giuria del Tribunale dei minori della contea di Harris dichiarò colpevole il bambino di “condotta delinquenzale” (la fattispecie legale applicata ai minori colpevoli di omicidio).[3]. La pena stabilita dalla giuria il 6 ottobre 2006, fu di dieci anni, da scontare in un istituto della Texas Youth Commission[4]. Secondo le fonti di stampa la giuria nel fissare la pena (che per la giustizia del Texas può apparire mite) tenne in considerazione il trauma determinato nel minore dall’estrema conflittualità del divorzio dei suoi genitori. Non vi fu alcun rimando formale al concetto di alienazione parentale, tuttavia uno dei due pubblico ministeri, Mia Magness, dichiarò alla stampa che i genitori, e specialmente la madre, erano responsabili dello stato psichico del minore al momento dell’omicidio. Pertanto, sempre secondo i pubblici ministeri, la soluzione migliore per il bambino era trattenerlo in un istituto e limitare i suoi contatti con la madre. L’avvocato del minore, Chris Tritico, dichiarò che avrebbe fatto appello contro la sentenza. Secondo l’avvocato il minore era reso psicotico dall’uso di un farmaco antidepressivo ed era traumatizzato dal conflitto tra i suoi due genitori. L’avvocato Tritico dichiarò allo Houston Chronicle che “la madre Debora Geisler aveva avvelenato la mente del bambino contro il padre“. [5].

L’affido passa ai nonni paterni

In parallelo al processo penale si aprì una controversia per l’affido del minore e di suo fratello, che vide contrapporsi la madre, Debora Geisler (vedi foto), e i nonni paterni. Su ordine della corte già il 10 settembre 2004 il fratello minore del bambino accusato dell’omicidio venne affidato ai nonni paterni[6]. I nonni paterni ebbero l’affido dei due nipoti per tutto il periodo del processo. Quando nel giugno del 2006 il bambino lasciò la detenzione per andare a vivere dalla nonna paterna, la madre fece opposizione affermando che preferiva saperlo al sicuro in istituto perché temeva che a casa della nonna il bambino potesse violare le regole sulla libertà vigilata e peggiorare la sua situazione [7]. I nonni fecero anche causa alla madre dei bambini per aver contribuito alla morte del figlio con la negligenza nel custodire la pistola. Un’altra causa venne avviata contro la casa farmaceutica produttrice dell’antidepressivo prescritto al bambino.[8] Nel corso della battaglia legale per l’assicurazione sulla vita stipulata da Rick Lohstroh l’avvocato dei nonni paterni depositò uno scritto scolastico del minore dei due fratelli che accusava la madre “la mamma disse a mio fratello di sparare a PAPA’ ma i nonni sono venuti a aiutarmi”:

«In a school writing exercise that was included in court papers in a legal battle over proceeds from Lohstroh’s life insurance, the younger boy partially blamed his mother for the shooting. He wrote: “When I was eight my DAD died … I was scared! My mom told my brother to shot (sic) my DAD but my grandparents came to help me,” according to papers filed in July by James V. Pianelli, an attorney for the Greenes.[9]»

La testimonianza degli amici del padre

Nel corso del 2005 un gruppo di amici del padre assassinato fondò un’associazione coordinata da Judy Jones , denominata Help Stop PAS. Il gruppo acquisto spazi pubblicitari nella zona di Houston e con grandi cartelloni promosse una campagna di sensibilizzazione sull’alienazione parentale [10]. Nel periodo successivo al delitto i media riportarono testimonianze di colleghi e conoscenti che smentivano la versione secondo cui il padre avrebbe avuto un comportamento violento nei confronti dei figli. Venne sottolineato come il padre era rimasto molto provato dall’accusa di abusi sessuali sui figli. Di sua iniziative chiese anche di essere sottoposto alla “macchina della verità” e superò il test. Le ripetute accuse erano state tutte archiviate dopo indagini della polizia, che aveano sempre riscontrato numerose incongruenze ed elementi di dubbia credibilità in quanto riferito dalla madre. L’avvocato del padre ucciso, Kathleen Collins, fece notare come nonostante le ripetute accuse di abusi sessuali il giudice aveva concesso al padre l’affido congiunto sui figli, senza individuare nella madre l’affidatario prevalente[11].

«During the divorce, Geisler filed complaints with both the Friendswood and Webster police departments alleging Lohstroh sexually abused their children. But Collins contends police found no evidence to support the claims. Collins noted that a judge granted Lohstroh joint custody of the children and that neither parent was designated as the primary caregiver. Judges normally grant mothers primary custody and rarely give a father joint custody if there are believable allegations of sexual abuse, Collins said. “If you’re (accused of) sexual assault, and the judge thinks it is credible, that (joint custody) doesn’t happen,” Collins said.»

L’appello

L’avvocato del bambino, Chris Tritico, fece appello alla sentenza. Nel dicembre 2008 la 14esima Corte di Appello di Houston, Texas, accolse il ricorso disponendo un nuovo processo per il minore. Secondo la Corte d’Appello il giudice del processo di primo grado Michael Schneider non poteva escludere la testimonianza di esperti sullo stato psicologico del minore al momento del fatto tesa a dimostrare la gravità del suo sentimento di paura nei confronti del padre. Poichè questo sentimento di paure poteva aver determinato nel minore la convinzione di essere in pericolo di vita, se provato sarebbe stato l’elemento in grado di giustificare la legittima difesa.[12] Il testo completo della sentenza di appello è stato pubblicato on line dalla Liz Library, un sito Internet che pubblica documentazione finalizzata a negare l’esistenza dell’alienazione genitoriale[13], probabilmente nell’intento di dimostrare che il minore era stato alla fine assolto dall’accusa di omicidio perché era stata provata la legittima difesa. In realtà la sentenza di appello si limita ad annullare il processo di primo grado, disponendo un nuovo processo in cui l’imputato potesse avvalersi della testimonianza di un esperto relativamente al tema della gravità del suo stato psicologico di paura al momento dl fatto.

L’epilogo: plea of no contest

Nell’ottobre 2011 una fonte di stampa ha informato che il secondo processo non si farà perchè l’imputato aveva preferito patteggiare con la formula del no contest, che in USA permette di chiedere il patteggiamento senza dichiararsi né colpevoli né innocenti. Le implicazioni in termini di strategia processuale non sono del tutto chiare e mancano altri dettagli[14].

Che cosa insegna il caso Lohstroh

Il caso Lohstroh mostra come in un caso in cui i minori sono strumentalizzati nella separazione dei genitori, qualunque sia la verità dei fatti è indispensabile avere un protocollo di accertamento sull’esistenza di uno stato di manipolazione in capo al minore. Questa posizione è stata sostenuta in termini generali anche da Linda Gottlieb.

Se il bambino agiva veramente per legittima difesa, allora avrebbe avuto diritto ad attenuanti (che in un caso simile proprio in Texas hanno fatto assolvere una ragazza). Ma per stabilire se c’era la legittima difesa serviva dimostrare che le false accuse erano vere, e per farlo serviva un protocollo di accertamento che escludesse l’esistenza di manipolazione. Ma questo protocollo di accertamento è per l’appunto una teoria dell’alienazione parentale.

Se invece il minore agiva perchè manipolato, avrebbe avuto diritto comunque ad attenuanti, forse ancora più forti. E la madre andava condannata come mandante. Ma di nuovo, per stabilire se c’era manipolazione serve un protocollo di accertamento, e questo protocollo è sempre una teoria sulla PAS.

I negazionisti dell’alienazione parentale cercano di impedire che venga riconsciuto un protocollo di accertamento sui motivi del rifiuto del minore per un genitore. In questo modo rendono difficile proteggere i minori nei casi in cui le accuse di abusi contro il genitore sono ambigue. Un protocollo di accertamento sull’alienazione parentale serve a stabilire che alcune accuse ambigue sono vere e altre sono false. E permette di prendere provvedimenti a difesa del minore in un senso o nell’altro.

Nel caso Lohstroh i poliziotti hanno sentito il minore varie volte come se fosse stato un adulto che denunciava un reato. Hanno fatto verifiche fattuali e hanno stabilito che le accuse erano infondate. Hanno fatto indagini penali sommarie e tenendo conto del comportamento della madre che era inattendibile hanno sempre archiviato tutto.

Sarebbe stato meglio accertare con maggiore cura attraverso un professionista specializzato in minori. Probabilmente ci sarebbe stata più sicurezza che le accuse erano veramente false. Inoltre ci sarebbe stata la possibilità di attribuire la responsabilità alla madre e impedirle di continuare la sua manipolazione.

Il tribunale dei minori che ha condannato il minore ha preferito non affrontare il problema. Non gli ha permesso di portare elementi a dimostrazione del fatto che agiva per legittima difesa, ma non ha neppure accusato la madre di essere il mandante, proprio perché preferiva non usare un protocollo di accertamento sulla manipolazione.

Fonti:

Archivio Houston Chronicle www.chron.com

Note:

  1.  Lista delle fonti on line
  2.  Boy made into cause by group / Advocates say father’s death a case of alienation syndrome, Houston Chronicle, 12/29/2004 Online
  3.  Jury rules against boy who killed father The 12-year-old could get sentence of up to 40 years, Houston Chronicle Online
  4.  BOY WHO KILLED DAD GIVEN 10 MORE YEARS IN CUSTODY – 12-year-old who shot doctor at age 10 needs time in facility away from his mom, jury says, Houston Chronicle Online
  5.  BOY WHO KILLED DAD GIVEN 10 MORE YEARS IN CUSTODY / 12-year-old who shot doctor at age 10 needs time in facility away from his mom, jury says Houston Chronicle 10/06/2006 Online
  6.  Mother turn over son to dead doctor’s parents Houston Chronicle, September 10, 2004 Online
  7.  Boy who shot dad to leave detention / Mom objects to grandmother getting custody, Houston Chronicle 02/06/2009 Online
  8.  Trial of boy in his father’s death adds to legal battles in the case / Two years after the child, now 12, allegedly shot dad, wrongful-death, custody suits go on, Houston Chronicle, 08/22/2006 Online
  9.  Jury rules against boy who killed father / The 12-year-old could get sentence of up to 40 years, 09/30/2006 Houston Chronicle Online
  10.  Billboards around Houston remember slain dad, Houston Chronicle, February 14, 2005 Online
  11.  Boy held in dad’s death witnessed messy divorce, Houston Chronicle, August 29, 2004, Online
  12.  Boy who killed dad may get retrial / Appeals court rules that judge erred in excluding evidence explaining fear, 12/12/2008 Houston Chronicl, Online
  13.  Online
  14.  Katy teen accused of killing dad will get probation, abclocal.go.com, October 24, 2011 Online